domenica 12 febbraio 2012

Fugone!

Dicevo nell'ultimo post che ho rischiato grosso.
Partiamo dal principio: arriviamo, prendiamo una stanza poco dietro il cliff, sopra un centro Ayurvedico. Appena arrivati incociamo un paio di ragazze indiane che lavoravano in questo centro, e nel farlo ci salutano con un sorrivo, a cui innocentemente ricambio.
Passano i giorni e continuo a venir salutato sempre in maniera piu' plateale, i sorrisoni e le agitate di mano si sprecano, e io, ricambio. Infine capita che una mattina sto leggendo, e una di queste seduta sul muretto di fronte mi fissa, mi sorride e ridacchia, per una mezz'ora buona. Non ci do tanto peso, per un occidentale l'India e' come un grande palcoscenico, sei sempre al centro dell'attenzione e gli sguardi, i saluti e gli approcci da parte di tutti si sprecano. Sono curiosi di sapere come stai, come ti chiami e da dove vieni.

La sera stessa, mentre mi apprestavo con Jens ed Adel ad andare a cena, questa ragazza e un'amica mi fermano, e cominciano a farmi le solite domande, sembrava un tentativo di fare amicizia, e dopo 2 minuti mi chiedono il numero del cellulare. Per un attimo ho titubato, poi la mia inopportuna curiosita' ha avuto la meglio e ho appuntato a penna i numeri della mia SIM indiana sul un  foglietto che ho poi dato loro.
SAOno andato a cena, e tutto e' stato tranquillo fino a giorno dopo, quando mi son trovato di fronte alla porta di camera una delegazione di 5-6 persone che hanno cominciato a parlarmi della loro religione, dei loro successi professionali e di quanto fosse di buona famiglia la ragazza dei saluti. Un cavolo di proposta di matrimonio all'indiana! Si sprecavano richieste di conversione all'induismo, richieste di informazioni precise sulla mia famiglia, i suoi membri e l'impiego di ognuno, facevano addirittura ipotesi sui tempi!

Preso dal terrore e dandomi silenziosamente del deficiente ho trovato il modo di scollarmi di dosso il plotone d'esecuzione principalmente a colpi di vaghezze e frasi di circostanza. Il giorno dopo sono partito in fretta e furia con Adel e Jens per le montagne, dove il mio amico egiziano gestisce il suo hotel da 10 anni, il Chrissie's a Thekkadi, immerso in un parco nazionale bellissimo. Nei giorni a seguire mi ritrovero' centinaia di sms in un inglese piu' o meno comprensibile da parte della tipa di varkala, piu' decine di chiamate a giorno da almeno 6 numeri diversi, che ovviamente ho bloccato subito.

Morale della favola, e vale anche per le donne, non siate mai troppo amichevoli, non come lo sareste a casa vostra. Che siate belli o brutti, occupati o single siete occidentali e vi vedono come una specie di bancomat con le gambe con cui vorrebbero imparentarsi. Potrebbe costarvi molto caro!
;-)

lunedì 6 febbraio 2012

Varkala

Dopo il fugace contatto con il mio lato spirituale, ho subito deciso di tornare al mio lato mondano, quindi di nuovo mare e turisti!
Partito da Amritapuri con Jens, abbiamo fatto rotta per la stazione dei bus di Valikkavu, dove ho fatto la conoscenza di due simpaticissime coetanee Giapponesi, Koto e Kei. Dopo neanche un minuto dalle presentazioni la metodica follia nordica ha preso il sopravento sul mio compagno di viaggio, che ha cominciato a chiamarmi a gran voce sbacciandosi dall'apertura sulla fiancata di uno scassatissimo bus bianco, pieno fino all'orlo di indiani. Preso congedo in fretta e furia ho trascinato me stesso e il mio pesantissimo zaino verso il rottame che gia sgasava smanioso di partire, mi sono issato a bordo e ho sgomitato per crearmi uno spazio vivibile nel quale affrontare il viaggio, in piedi. Ovviamente era il bus sbagliato. Grazie Jens.

Comunque, dopo alcune peripezie, un controllore incazzatissimo con me perche' avevo osato suonare la campanella che e' riservata a comunicare all'autista le fermate, aver fatto amicizia con mezza dozzina di passeggeri ilari oltre ogni immaginazione, abbiamo raggiunto la meta, dopo svariate ore di sobbalzi.

Che dire, Varkala e' quel che si dice un posto da cartolina. Una ripida scogliera a strapiombo separa i ristoranti e gli hotel affacciati sul mare da una lunghissima spiaggia di sabbia finissima, sulla quale il Mar d'Arabia scarica la potenza dei cavalloni che costituiscono un vero spasso durante le nuotate, a patto di fare particolare attenzione alle forti correnti che tentano di trascinarvi a largo. Meglio rimanere dove si tocca.

Comunque, il mio soggiorno e' cominciato nel migliore dei modi, abbiamo trascorso la prima notte in nun resort ayurvedico fuori dal caos del centro turistico, in mezzo a una splendida natura piegata dal gusto umano in un lussureggiante giardino. Il tutto affacciato sul mare, con un orizzonte cosi' esteso da poter apprezzare ad occhio nudo la rotondita' terrestre. I tramonti sul mare di Varkala sono stupendi.

Dopo questa prima notte di riposo e dopo un'ottima colazione ci siamo diretti verso il north cliff, la parte di scogliera dove si trovano tutti i locali, i ristoranti, gli immancabili negozietti di suvenir e anticaglie, che qui sono perlopiu' gestiti da tibetani, e le guest house. Abbimo trovato una camera ad appena 15 metri dalla passeggiata sulla scogliera, con un ottimo rapporto vicinanza/rumore. Qui abbiamo conosciuto il nostro vicino di stanza, Adel, un uomo Egiziano sui quaranta che vive da dieci anni in Kerala, gestendo un Hotel a Thekkadi, localita' famosa per il parco nazionale e le piantagioni di te' e spezie, il Chrissie's Hotel.

A Varkala ho anche ritrovato dopo due settimane i miei amici di Kovalam Beach, Gustavo il peruviano e Maryanne la danese, piu' altre decine di persone dall'Ashram. E cosi' si e' subito formata la compagnia che ci saremmo goduti per i giorni a venire e che sarebbe andata via via allargandosi, tra cene a base di pesce, nuotate, appassionanti tornei di beach volley e serate nei 2/3 locali che offrono un po' di vita notturna.

Inutile che vi dica che Varkala e' dieci volte meglio di Kovalam, sia per la bellezza del paesaggio che per la varieta' di ristoranti, tutti belli e diversificati come stile, con ampie terrazze affacciate sulla scogliera. I negozi per lo shopping sono molto piu' organizzati, hanno piu' varieta' e piu' gusto nell'esporre le merci, e i negozianti sono meno asfissianti nel tentare di accalappiarvi. Inoltre la qualita' degli hotel e delle guest house e' nettamente superiore, pur mantenendo la stessa media di prezzi. Si possono affittare anche cottages molto caratterstici, costruiti con bambu' e legno di palma, situati in curatissimi giardini a pochio metri dalla passeggiata.

A presto col secondo post su Varkala, sul come mi hanno quasi incastrato e su tutte le belle persone che ho incontrato (piu' o meno belle).




martedì 31 gennaio 2012

Chill Out Night


Video che ho fatto ieri sera in un locale a Varkala, alle 2 di notte! Best place ever!

In&Out

Ho parlato dell'Ashram in generale, le attivita', gli impegni, qualche impressione. Ma voglio approfondire e raccontare qualcosa di piu'.
Le persone che si accostano a un culto qualsiasi, per la maggior parte a mio parere, lo fanno per un'insicurezza, un bisogno di rassicurazione che non sono in grado di soddisfare autonomamente. Esiste poi una minoranza composta di persone semplicemente curiose e realmente interessate ad approfondire culture e filosofie diverse, e queste generalmente sono quelle che danno piu' soddisfazione quando le si incontra, quelle che ti fanno sentire piu' "ricco" dopo una discussione, qualsiasi sia l'argomento. Un luogo come Amritapuri ovviamente attira entrambi i tipi. E cosi' capita di incontrare personaggi come Christo, un signore bulgaro che presumo sia sulla sessantina, con la corporatura, l'espressione e la barba di un Babbo Natale della pubblicita' Coca-Cola, se non fosse per un turbante arancione che porta ben stretto sulla testa, adornato di ninnoli e pendenti, una lunga veste tradizionale indiana e sandali di cuoio consumati. Una persona gioviale, che si esprime lentamente, senza fretta, facendo lunghe pause e mischiando tre lingue, italiano francese e inglese. Dopo cinque minuti insieme la discussione si e' subito assestata sul concetto di "Dio" e divinita'. Il mio agnosticismo non e' stato minimamente scalfito data la debolezza delle argomentazioni ma, nonostante tutto ne sono uscito sereno e felice, perche' consapevole di aver incontrato un personaggio come ce ne sono forse 1000 sulla terra. 
Capita anche di incontrare persone povere di spirito, annebbiate dai loro fanatismi e preconcetti, ma e' la natura umana quella di attaccarsi e fare propri argomenti limitati, anche positivi, ma che vengono difesi turandosi occhi bocca e orecchie, arrivando a disprezzare il resto. 

Per fortuna esiste una buona parte di persone che sono veramente sincere in quello che fanno, lo fanno felici, sono aperte alle idee altrui, provano a comprenderle, poi scelgono se condividerle o meno ma con rispetto. Queste sono le persone che fanno bene al mondo e sono le persone con cui voglio avere a che fare.

Passando ad altro, nei miei giorni all'Ashram ho avuto modo di pensare molto, e mi sono reso conto che non e' ancora, o non e' piu' il momento per me di accostarmi a situazioni che involvono nella ricerca spirituale, non in questo modo almeno. Non ora. 

Quindi, con questa nuova consapevolezza, dopo 6 giorni di ritiro ho lasciato Amritapuri con il mio amico Jens, diretti a Varkala, altra localita' di mare in Kerala, per una veloce riabilitazione. 

Al prossimo post, in diretta dalle scogliere!

venerdì 27 gennaio 2012

La via di mezzo.



Un Ashram e' la residenza del guru e della comunita' religiosa che ci orbita attorno. Amritapuri e' la residenza di Amma, una piccola donna dal grande cuore, che spende la propria vita abbracciando e confortando il prossimo, tra impegni caritatevoli ed umanitari di altissima rilevanza e discorsi ai potenti e alle masse (ha parlato anche alle Nazioni Unite) su quanto sia basilare l'amore incondizionato per se stessi ed il prossimo. L'Ashram di Amma e' qualcosa di spettacolare, la quantita' di persone di tutte le nazionalita' che lo affolla lascia interdetti, l'organizzazione e' metodica.
Il complesso e' costituito dal tempio, un salone con palco e balconate, fulcro dell'attivita' direttiva e spirituale, affollato di uffici nei quali i volontari si affannano affinche' tutto si muova senza incepparsi, da diversi edifici residenziali, palazzoni alti e gremiti i stanzette che vengono assegnate ai visitatori o vendute a coloro i quali desiderano risiedere all'Ashram, un'immenso auditorium di recente costruzione per gli eventi piu' affollati, le varie mense, indiana base, indiana su ordinazione, occidentale base e su ordinazione, vari chioschi dove aquistare oggetti vari, cibo, vestiti appropriati al codice dell'Ashram o tradizionali, frutta fresca, e poi varie strutture adiacenti, le cucine, un centro di ricerca ayurvedico con annesso ospedale, varie strutture scolastiche e i capannoni per il riciclaggio e il composting. A poca distanza c'e' anche una fattoria dove vengono coltivati gli ortaggi per il fabisogno del complesso, in modo biologico e naturale.

Quando si arriva la prima cosa da fare e' registrarsi e farsi assegnare un allogio, dopo di che se ci si ferma per piu' di un giorno occorre iscriversi al Seva, ovvero un volontariato al quale si dedicno almeno 2 ore giornaliere. Le mansioni sono varie, e coprono tutte le attivita' che permettono il funzionamento della comunita', che si basa interamente su questo sistema. Fatto questo si puo' partecipare ad un incontro di orientamento, nel quale viene spiegato il senso di tutto, vengono illustrate le norme da seguire e viene mostrato l'Ashram, in modo da capire come muoversi. 

Poi si e' finalmente liberi di assaporare l'atmosfera indaffarta ma pacifica, finemente organizzata e l'ambiente pulito, che e' cosa gradita in India.
La prima cosa che colpisce sono i visi delle persone. Ci sono tantissimi occidentali, famiglie con bambini, persone sole e gruppi di amici, indiani, studenti e studentesse con le classiche divise tradizionali che adoro, colori pastello e lunghi scialli di tessuti leggeri che svolazzano sui punjabi delle ragazze, tutte con capelli corvini lunghissimi e ben curati, trattenuti in code o treccie. Tutti con il cartellino di riconoscimento ad indentificarli come studenti delle universita' o delle superiori dell'Ashram. Ebbene su tutti i volti si legge rilassamento e leggerezza, allegria. Certo poi per una parte di quelle persone e' solo una presunzione, un tentativo di uniformarsi, di apparire piu' beati degli altri. Inutile dire che questi invasamenti riguardano solo gli occidentali.

Tornando a me ho preso il mio Seva, e insieme a Jens mi sono iscritto per il composting, ovvero il trattamento di tutte le sostanze organiche di scarto, cosi' da trasformarle in concime da usare alla Tulasi Farm, la fattoria dell'Ashram. Senz'altro danno un ottimo esempio di sostenibilita'.
Questo volontariato oltre alla funzione pratica ha anche una funzione spirituale, e' il cosi' detto Karma Yoga, e fa parte della filosofia dell'impegno disinteressato per gli altri. Ovvero lavorare duramente, senza aspettarsi niente in cambio, ripagati solo dalla consapevolezza di farlo per il prossimo. Questo, unito con le altre attivita' spirituali, come la meditazione, la recitazione dei nomi sacri della Dea (sono 1000!), la recitazione dei 300 nomi di Amma, il canto della sillaba divina OM - la vibrazione che permea l'universo, il canto delle preghiere tradizionali, la Puja, lo Ata Yoga, i vari workshop offerti dai volontari, e ce ne sono davvero tanti, dal potere della risata a corsi artistici a seminari sulle piu' sconosciute discipline orientali, costituiscono la "Middle way", la via di mezzo, ovvero la filosofia che Amma insegna. Secondo questa filosofia per raggiungere l'elevazione dello spirito e' necessario un costante equilibrio tra fisico e non fisico, il lavoro, l'apprendimento da una parte, la meditazione e la preghiera dall'altra. La completa dedizione, la devozione sfrenata, la privazione e l'annullamento della persona fisica per il raggiungimento dell'illuminazione non sono la via giusta per la quasi totalita' delle persone. Ma nonostante questo taluni sembrano non capirlo, e per gli invasati occidentali di cui parlavo avvolte il compiacimento del guru, con azioni e comportamenti non richiesti, sembra essere un'ossessione. La via di mezzo per molti e' un concetto oscuro, che come direbbe il mio simpaticissimo nuovo amico Saresh...

It's in the space between the "here" and "now". Nowhere

Un simpatico ed arguto gioco di parole.

Alla prossima, con nuove sulla vita all'Ashram e sul perche' me ne vado via prima del tempo, tornando alle spiaggie turistiche! Chalo!

giovedì 26 gennaio 2012

Amritapuri Ashram.

Dove ero rimasto? Dopo essere sbarcato dal battello su un porticciolo di recente costruzione ho preso un momento per osservare le alte strutture dell'Ashram Amritapuri. Immagino che per gli indiani sia davvero stupefacente, palazzi alti 15-20 piani, tinteggiati di fresco con le sfumature del tramonto, stretti tra un largo canale delle Backwaters e il Mar d'Arabia. Insieme a me aveva guadagnato terra una giovane inglese, April, che avevo notato subito a Kollam salendo sullo scalcinato barcone, ma con la quale ho scambiato qualche parola e conosciuto il nome solo durante l'attraversamento del ponte che collega la terra ferma al lembo su cui si ergono i palazzoni. Nonostante fosse cambiato molto dall'ultima volta che ci sono stato, tredici anni prima, ricordavo bene le strutture di base e visto che per lei era la prima volta mi sono preso la piccola soddisfazione di darmi le arie da frequentatore abituale, guidandola verso uno sperduto officietto per il check-in degli occidentali.
Li, insieme ad altri nuovi arrivi ho compilato il modulo per l'accettazione, consegnato il passaporto e ricevuto un cartellino lasciapassare da mostrare per accedere all'edificio dove si trovava la mia stanza, contenente tutte le informazioni per raggiungerla e la combinanzione del rudimentale lucchetto per accedervi. Insieme a me era stato assegnato alla stessa camera un signore alto e biondo da accecare, sulla 50ina, che scoprii quasi subito essere un fisioterapista danese di nome Jens. Abbiamo subito fatto amicizia quando mi ha detto di essere dispiaciuto per me che non avevo avuto la possibilita' di condividere la stanza con la mia fidanzata, o per meglio dire quella che lui credeva che fosse (parlava di April), e una volta chiarito l'equivoco tra il timido imbarazzo di April, per il quale mi sono sentito un poco lusingato, abbiamo parlato animatamente in inglese del nostro viaggio mentre cercavamo di raggiungere la stanza, al settimo piano del palazzo D.

Mi ha piacevolmente colpito la presenza di un ascensore, non me lo sarei aspettato da un luogo in cui si suppone che tutte le azioni quotidiane siano parte della stessa pratica spirituale, basata anche sulla rinuncia delle comodita' e sull'aiuto disinteressato. E' poco austero secondo la mia immaginazione, credo. Comunque, una volta raggiunto il piano ci siamo fatti strada lungo il dedalo di corridoi quasi bui -nonostante fosse da poco passato mezzogiorno- fino alla porta 8002. Dopo aver bussato con delicatezza ci ha aperto Maurizio, un messicano sui quaranta con un espressione tra il beato e il rassegnato, che in un perfetto inglese americano si e' presentato e ci ha dato il benvenuto. Anche lui come noi era un viaggiatore solitario e "backpacker". Per farla breve ci trovavamo li piu' per curiosita', ognuna personale, che per vera devozione ad Amma, al contrario della maggior parte dei numerosissimi occidentali che affollano i piani e le strade coperte di sabbia marina che percorrono l'area dell'Ashram.
La stanza e' molto spartana, le pareti sono macchiate dal tempo e dalle innumerevoli persone che hanno occupato quegli spazi, i letti sono durissimi, nel senso che il materrassino di fibra naturale, racchiuso in un involucro plastico marrone scuro e alto appena 6-8 cm poggia su dei ripiani metallici. Niente rete. L'istinto mi disse alla prima occhiata che la mia schiena ne avrebbe risentito, e ho avuto ragione. Il bagno e' rudimentale, con un ugello per la doccia e un water di quelli misti tazza/turca. Fuori dal bagno c'e' un piccolo lavandino, niente specchi, cosa che mi ha irritato a tal punto che ne ho comprato uno di tasca mia. Vista sul palazzo di fronte, deprimente.
Compreso nel costo della stanza, 200 rupie, ci sono anche tre pasti al giorno all'indiana, cosi' io e Jens decidiamo di avviarci verso la mensa, con orario 20.00-21.00, per sfamarci dopo la giornata frenetica tra bus, treni e battelli. Come mi pareva di ricordare il cibo e' piuttosto semplice, anche meglio, semplicissimo, che consiste in una mestolata di riso scottissimo e molto annacquato, servito con un rapido gesto rotatorio della scodella nel pentolone da un signore indiano che ha tutta l'aria di volersi trovare da un'altra parte, e un po' lo capisco vista la coda kilometrica che a ogni pasto si forma di fronte al pentolone, e da due o tre abbondanti mestolate di verdure poco identificabili, delle tonalita' del giallo e del rosso, ma caratterizzate da una piccantezza e una quantita' di spezie che le prime volte si fa difficolta' a sopportare. Menomale che esistono delle mense per occidentali con cibi piu' appetitosi, e che anche se li si deve pagare sono molto economici. Inutile dire che mi serviro' molto dell'alternativa a pagamento, concedendomi comunque un po' di sano masochismo a cena, perche' in fin dei conti finire il piatto di cibo indiano e' una soddisfazione di cui non mi voglio privare.

Alla prossima per un approfondimento sulla vita nell'Ashram e su Amma.

PS: ecco altri due spot nella variante indiana. Li ho trovati molto carini e ve li propongo.


mercoledì 25 gennaio 2012

Eppur si muove.

Dopo un po' di silenzio rieccoci qua, ma dovete perdonarmi, non avevo molto su cui scrivere. Fino a due giorni fa le giornate si sono susseguite abbastanza uguali, a Kovalam Beach. L'unica nota interessante e' che mi hanno spiaccicato il medio sinistro nella portiera di una vecchia Ambassador, auto anni '50 ancora molto diffusa tra i tassisti. Per fortuna data l'eta' del mezzo, la portiera non combaciava perfettamente, altrimenti considerato il pesante acciaio con cui e' costruita me lo avrebbe amputato, il dito. Pazienza, alla fine si e' gia rimesso in sesto, posso usarlo, con moderazione. Che poi gli usi del medio sono pochi, ma perdere la liberta' di mandare a quel paese la gente e' seccante. La cosa buffa e' che la carnefice e' stata una del gruppo di amici italiani, che data la mia reazione assolutamente composta, si e' sentita cosi' in colpa da scoppiare in lacrime. Soft kitty!
E' stato strano, nonostante il dolore lancinate non ho fatto una sola smorfia, e le ho gentilmente chiesto se poteva liberarmi la mano, che sanguinava ormai copiosamente. A pesarci bene non e' normale. Bah.

Comunque, ora mi sono finalmente mosso verso nord, con un bus scassatissimo, senza finestrini. Il che puo' essere piacevole durante il giorno in campagna, aria fresca e pura, ma alle 6 del mattino attraverso la citta' e' una vera tortura, freddo e smog, con zanfate potenti di fumi diesel che si levano ovunque dai numerosi mezzi pesanti che affollano la strada. Dopo il sole sorge, ci si lascia la citta' alle spalle e il viaggio diventa piu' piacevole, anche se scandito dai sobbalzi del mezzo sulla strada malconcia. Da Kovalam a Quilon (Kollam) me la sono fatta in bus, poi da li ho preso un battello governativo che fa la spola da nord a sud lungo le Backwaters, una miriade di canali e laghi, artificiali e non, che solcano il Kerala in quasi tutta la sua lunghezza. Un a bella esperienza sarebbe trascorrere una giornata su una delle caratteristiche Houseboat, bassi battelli tradizionali lunghi dai 10 ai 15 metri, sui quali viene allestita una struttura di foglie di palma intrecciate che li ricopre quasi completamente, creando all'interno una serie di spazi abitabili. Sono molto belli, con le coperture sapientemente curvate a creare riccioli e spioventi decorativi, e aperture ad arco per le finestre. Uno noleggia una di queste barche e per 24 ore si lscia accudire da una serie di inservienti, tra cui cameriere e cuoco personali.
Tornando al battello, dopo 3 ore di navigazione con sosta ad un ristorantino sul canale, sono arrivato all'Ashram di Amma. Fatto il check-in, mi sono diretto verso il mio blocco, per cercare la mia stanza, dove ho fatto la conoscenza dei miei compagni di stanza.
Il resto nel prossimo post!  

      

mercoledì 18 gennaio 2012

Challenging waves like there'no tomorrow.


Rieccomi!
Dopo un po' di silenzio ho fatto il pieno di cose da scrivere.
Partiamo dal titolo, difatti qua a Kovalam e' salito il vento, e arrivano sulla spiaggia dei bei cavalloni di 2 metri, che sono un vero divertimento. Fare a spallate con l'oceano ti fa sentire possente ahahah.
Ma la cosa migiore e' cavalcarli a nuoto, e per farlo occorre aspettare il momento giusto, appena prima che l'onda si infranga ci si fa portare su dalla risacca e appena ci solleva partire con le bracciate. Sono riuscito a fare planate anche di 50 metri. Arrivare fino alla fine senza farsi travolgere, sospesi sulla schiuma che ribolle tutto intorno da una grande soddisfazione.

Passando ad altro, ieri sono andato a trovare un'amica di famiglia che conosciamo da molti anni, lei e' Canadese ma ha vissuto in India gran parte della sua vita. Abita in una cittadina immersa nei palmeti, una zona residenziale che trasuda India da ogni pertugio. Erano piu' di 10 anni che non ci andavo e il flusso di ricordi e' cominciato appena lo scassatissimo rikshaw che mi portava ha imboccato la lunghissima via costeggiata da case indipendenti che mi avrebbe portato a destinazione. A differenza di molte strade indiane la non ho sentito nessun'odore spiacevole. Molte cose erano cambiate, a cominciare dalla strada asfaltata che ha preso il posto della mulattiera di terra rossa che c'era una volta. il feeling con il luogo era pero' inconfondibile. Infine, arrivato a casa sua, rivederla mi ha fatto un immenso piacere. Ho avuto anche l'occasione di conoscere un vivace gruppo di italiani ospiti da lei, con i quali mi sono sentito subito a mio agio. Tutte belle persone, davvero contento di averli incontrati.
Dopo una visita al mercato per acquistare verdure e spezie siamo tornati per cucinare.

Il pranzo e' stato fantastico, sulla tavola sapientemente preparata da 2 collaboratrici indiane di vecchia data, anche loro persone a me care da anni e anni, avevano posto riso basmati bnianco e alle verdure, banane di una varieta' piccola di cui non ricordo il nome, dolcissie, e una serie molto varia di salse e spezie per accompagnare il riso. Per finire pappadam, delle sottili cialde di farina di lenticchie fritte, gustosissime, ca sbriciolare sul riso o mangiare da sole. Un vero pasto indiano finalmente.
Prima di pranzo ho avuto una piccola avventura, durante un giro intorno alla casa sono passato di fronte al cancello di ingresso e con la coda dell'occhio ho scorto qualcosa di strano al lato della strada. Ecco cos'era:

Un vero cobra dagli occhiali a meno di 2 metri da me. Il serpente, lungo circa 1 metro e mezzo, incuteva in me fascino e timore al contempo. Proprio in quel momento e' sopraggiunta la mia amica sul suo motorino, era andata a chiamare il gruppo per il pranzo visto che erano andati a fare compere ai negozietti che ogni tanto si trovano sulla strada. E' successo cosi' veloce che mi ha colto impreparato e non sono riuscito ad avvertirla in tempo del pericolo, e quando arrivando al cancello e' passata a mezzo metro dal serpente gia' irritato per la mia presenza, ho sentito un tuffo al cuore. Un morso vorrebbe dire morire in pochi minuti, e con le strade/efficienza indiane non c'era certo da sperare nei soccorsi. Per fortuna il cobra e' stato come me preso alla sprovvista e non ha mosso un muscolo. Appena il motorino e' passato pero' e' strisciato velocemente dall'altra parte della strada, infilandosi nel cancelletto d'ingresso dell'abitazione di fronte.

Ne e' seguito il caos, con noi che urlavamo per avvertire i vicini, questi che si precitavano fuori, le donne impaurite, una vera bolgia. Il tutto ha portato a una caccia al serpente a suon di sassi, fuoco e bastoni, che e' poi stata fatale per la bestia. Una randellata ben assestata e l'allarme e' rientrato, con il sollievo di tutti e qualche mormorio a causa della superstizione che gira intorno a questi animali. Prima che qualcuno pensi che e' stato sbagliato uccidere il serpente, tenga a mente che eravamo nella zona residenziale, con case piene di bambini piccoli che sono soliti giocare fuori a piedi nudi, ma che per fortuna in quel momento erano tutti alle rispettive tavole per il pasto. Se non si fosse fatto quello che e' stato fatto qualche piccolo indiano poteva rimetterci la vita, o alla meno peggio una gamba (se si fa in fretta ad amputare si puo' evitare la diffusione del veleno). E' stato un bene cosi'. Sono creature bellissime e che andrebbero protette, ma finche sono nella foresta. O al massimo se c'e' qualcuno in grado di catturarli in sicurezza e riportarli nel loro ambiente.


Per finire, verso sera ho accompagnato il gruppo di italiani a mangiare il pesce a Kovalam, come al solito una vera prelibatezza. E con questo sono 3 sere di fila che mi ingozzo di pesce. Mannaggia.

Alla prossima.

PS: vi lascio con il bellissimo -a mio vedere- spot della coca-cola sulla tv indiana. Un'iniezione di ottimismo.


lunedì 16 gennaio 2012

Gamberoni serious business.


Con i miei nuovi amici l'altra sera siamo andati a mangiare il pesce. Qua a Kovalam la cosa e' particolarmente sfiziosa, fuori da ogni ristorante organizzano un banchetto con il pescato locale del giorno, quindi scegli quello piu' fornito, contratti con il mediatore all'esterno, scegli i pesci e te li cuociono allo spiedo. Una vera delizia. Se non fosse che nel nostro gruppo c'era Justin, ragazzo australiano scriroccato come pochi. L'ordine si componeva di: 1 Tiger Prawn (gamberone) e 1 Jumbo Prawn (gamberone piu' grande) a testa, una porzione abbondante di calamari e un Butter Fish (una specie di pesce rosso gigante) da 3 kili minimo. Purtroppo pero' all'arrivo dei piatti in tavola  e' montato il malcontento a causa del sospetto che i mega gamberoni fossero stati sostituiti con dei semplici e piu' economici gamberoni, e per la porzione di calamari veramente povera.


Justin da buon british si e' fatto carico della responsabilita' di presentare le lamentele al cameriere. E' arrivato addirittura a prendere le teste dei gamberoni dai piatti per confrotarle con quelle sul banco all'ingresso, non che' a fotografare tutti i piatti come prova. Io e il mio amico peruviano, Gustavo, probabilmente a causa della nostra origine latina, assai piu' accomodante e bonaria, eravamo invece rilassati e soddisfatti della cena, ma abbiamo comunque dovuto osservare impotenti la scena di Justin versus Il Ristorante, con mezze urla finali in fase di pagamento. Allucinante e esilarante al tempo stesso. Senza contare poi che durante la cena siamo stati intrattenuti da storie di sbornie finite male. Che serata.

In ogni caso sono contento di aver conosciuto ognuno di loro, tutte persone davvero interessanti e di compagnia. Adesso ho almeno altri 5 posti nel mondo da visitare!

sabato 14 gennaio 2012

Mare mare ma... Oceano.

Oggi giornata  tranquilla, sveglia alle 5 (come sempre da quando sono qui, il sonno mi coglie alle 8-9 massimo), decompressione, lettura, toilette, dalla terrazza della camera osservare l'alba e gli indiani che goffamente imitano la moda del jogging zampettando sul bagnasciuga, osservare ancora, cani che si litigano e giocano, pescatori che tirano le reti, fine della contemplazione.
Qualche esercizio, roba che non face da un anno ( :D ), flessioni, addominali, un male pazzesco.
Sciacquata veloce e via per la colazione, che vista la cena saltata il giorno prima, pregusto sostanziosa. Si comporra' infine di:
  • Porridge 
  • succo d'ananas fresco
  • Herbal tea
  • 2 uova al tegamino
  • 3 toast tostati con burro e marmellata
  • 1lt d'acqua
Prezzo: 190Rs (quasi 3 euro).
Ho deciso di concedermi la mattinata in spiaggia, e mi sono sentito talmente ispirato da farmi un bagno. Mi sa che nevichera' (da voi).
L'acqua e' splendida, caldissima gia' alle 10 del mattino, il venticello aiuta a sostenere il sole per l'obligatoria abbronzatura.
Stasera andro' a cena con un gruppetto multiculturare, gente da mezzo mondo, tra cui un peruviano che era prtito per il sud africa, poi gli e' venuto lo schizzo  ed e venuto in india. La cosa buffa e' che il volo di ritorno ce l'ha da Cape Town, il che vuol dire che triplichera' la durata del rientro. Crazy guy!
Oggi sono conciso, ma non c'e' poi molto da raccontare.

Ah una cosa ci sarebbe, sempre fare attenzione ai venditori ambulanti, se non comprate usando come diversivo un "non ora, magari dopo ok?" quelli la prendono come una promessa con lo sputo, e vi verranno a cercare ad intervalli regolari, per ricordarvi il vostro impegno.

Fin (per oggi)